Torna al portfolio Progetti di comunicazione Cortona febbraio-ottobre 2021

Paolo Pellegrin “L’Altro” a cura di Annalisa D’Angelo e Arianna Rinaldo

Commissionato per Intesa Sanpaolo nell’ambito dell’edizione 2021 di Cortona On The Move

DESCRIZIONE

L’Altro è un lavoro sviluppato per il festival Cortona On The Move, che riflette sugli effetti del nuovo coronavirus e del distanziamento sociale.
Nei primi mesi del 2020 Pellegrin si trovava in Australia per documentare le conseguenze degli incendi. Quando la pandemia stava dilagando a livello mondiale, lui e la sua famiglia hanno deciso di trascorrere insieme i due mesi
successivi di lockdown. È stato naturale, quindi, rivolgere l’obiettivo verso la sua quotidianità.
A distanza di un anno, la ritrovata urgenza di riflettere sul COVID-19 ha incontrato la proposta del festival: dopo aver lavorato sull’intimità dei rapporti familiari, Pellegrin ha deciso di discostarsi da un approccio documentaristico sulla pandemia, ritraendo invece una moltitudine di persone fuori fuoco e in bianconero, alternando paesaggi urbani a ritratti stretti. I volti emergono dal buio, le fronti sono corrugate e le bocche, sempre nascoste dalle mascherine: queste immagini, realizzate in Italia, raccontano l’indebolimento dei rapporti umani, il timore verso il prossimo, le distanze che ci imponiamo o che ci vengono imposte. Il volto resta il primo strumento di dialogo con il quale l’uomo si svela all’Altro e a sé stesso.
Paolo Pellegrin (Roma, Italia, 1964)

Attività svolte:

  • Ideazione e produzione progetto
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The Other is a work developed for the Cortona On The Move festival, reflecting on the effects of the new coronavirus and social distancing.
In early 2020, Pellegrin was in Australia documenting the aftermath of the fires. As the pandemic spread around the world, he and his family decided to spend the two months that followed in lockdown. It was natural to turn the lens on his everyday life.
A year later, the new urgency to reflect on COVID-19 coincided with the festival's proposal: having worked on the intimacy of family relationships, Pellegrin decided to move away from a documentary approach to the pandemic, instead portraying a multitude of people, out of focus and in black and white, alternating urban landscapes with close-up portraits. Faces emerge from the darkness, foreheads are wrinkled and mouths are always covered by masks: these images, shot in Italy, tell of the weakening of human relationships, of the fear of others, of the distances we impose on ourselves or that are imposed on us. The face remains the first instrument of dialogue through which man reveals himself to the other and to himself.
Paolo Pellegrin (Rome, Italy, 1964)

Activities:

  • Project conception and production
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